giovedì 21 gennaio 2016

Inverno a Tours



Ciao a tutti! eccomi ancora qui con voi!
Mi concedo di nuovo stasera di restare un po' più a lungo in ufficio per scrivervi, anche se i miei orari al lavoro sono decisamente migliorati con l'inizio del 2016. Ho preso ad arrivare un po' più tardi e ad uscire un po' più presto, al mattino mi capita anche di spostare la sveglia un'ora dopo quando ho troppo sonno per uscire dalle trapunte e affrontare la giornata.
Avete letto bene: trapunte. Da qualche giorno ho aggiunto al piumino invernale quello estivo, entrambi infilati nel copripiumone, semplicemente perché quando vado a nanna ho freddo. Normale, no? gli altri classici metodi sono già applicati: calze da notte, berretto da notte, borsa dell'acqua calda, Sandra sul letto e Teresa sotto alle coperte. Devo dire che, con la doppia trapunta, adesso al mattino sono anche un po' sudata.
Con tutto questo non vorrei spaventarvi, che poi non viene più qui nessuno, he he he... Il fatto è che in questi giorni a Tours fa finalmente freddo: basta inverni finti! qui ora ci sono veramente pochi gradi, la pista di pattinaggio montata a dicembre va a gonfie vele, lunedì ha pure nevicato! E fin qui... come direbbe Luisito. Eh no, non è finita. Bisogna aggiungere che in questa bella casa bohemienne antica e atipica in cui abito il principale classico metodo antifreddo ha trovato delle resistenze - e questa è proprio l'espressione giusta: il riscaldamento è elettrico, quindi costoso, quindi cerco di tenerlo acceso il minimo indispensabile. Bella ma pure mal coibentata, per cui mi è capitato di spegnere la luce con 18 gradi e di ritrovarne solo 12 al risveglio. Quindi la motivazione per riscaldare la casa viene meno, amici miei, col pensiero è che è tutto inutile. E così quando una sera arrivata a casa dal lavoro ho misurato 11 gradi in sala, ho deciso di aggiungere lo strato in più di trapunta. Ah certo, perché di giorno io tengo tutto spento: queste stufette elettriche atipiche sono a rischio incendio, quindi in casa mi metto un po' più di maglioni e certe volte rientrata a casa tengo pure il mio bel colbacco di pelo sintetico - che vi ricordate di sicuro :D - per un paio d'ore.
Se questo è il prezzo da pagare per abitare nella casa che a prima vista mi ha affascinato - le magagne escono sempre dopo, comunque - non è poi insostenibile. Certo ve lo con fermerò dopo aver ricevuto la bolletta! In compenso il freddo ha fatto venire un bellissimo pelo folto alle gattine, e forse fa bene anche a me perché non mi sono ancora ammalata, sarà perché non sento cosi' tanto l'escursione termica uscendo di casa. E il freddo, non c'è dubbio, mi motiva ad andare spesso dagli amici, al cinema, o comunque a stare fuori di casa!
Per fortuna al freddo ci si abitua. Ne è testimone il mio amico canadese Gabriel, che tornando da Montreal dopo le vacanze di Natale ha detto che a Tours faceva caldissimo. Lui che aveva pensato di lasciare la pelle aspettando l'autobus alla fermata, con -20°C. Mi è utilissimo abituarmi al freddo perché - piccola parentesi lavorativa - qui per entrare in reparto si deve percorrere un tratto all'esterno, in parte anche senza copertura. Alcuni escono con la giacca, io però ho il pensiero che mi ingombri troppo e che poi non so dove lasciarla, perciò non la porto. È vero che prima della changing room c'è una stanza apposta con decine di appendini e giacche e golf appesi uno dietro l'altro, ma il risultato d'insieme è che spuzzetta un po' di sudore quindi io da brava italiana igienista non ci metto più niente.
A Tours comunque vedo un sacco di gente abituata al freddo. Già io sono una delle poche che con 5°C va in giro col cappello. Si vede anche gente in piumino, per carità, ma anche moltissimi in scarpe da ginnastica e giacchetta aperta e magari sotto una camicia e basta, che io veramente non so come fanno. È l'abitudine. D'altronde il mio collega Marc, quello degli stuzzicadenti, è tuttora vestito come ad agosto, secondo me pure con la stessa camicia. Fatti suoi se non la lava, o se la lava nel weekend, o se ne ha 100 uguali: devo dire che non puzza, non so come faccia ma è così. Io e lui siamo diventati più amici stando da soli in ufficio durante la settimana di Capodanno. Ha accettato ormai definitivamente che io non lo saluti facendo "puet puet" con il mio pugno contro il suo. Oggi mi ha gentilmente corretto il francese di una slide che dovevo presentare al gruppo. Anche se è un po' logorroico, se gli piace parlare di cose che nessuno gli ha chiesto e si incista spesso in giochi di parole a cascata che fanno ridere solo lui, devo dire che da lui imparo parecchio. Inoltre lo prendo in giro e questo lo fa ridere, e ricambia prendendomi in giro a sua volta, bonariamente e con un sense of humour molto inglese.
Philippe invece è un tipo più suscettibile e ho capito che devo dosare le parole e fare perifrasi perché non prenda male una critica. È lui il collega che mi ha insegnato il mestiere, e che per questo chiamo "Maestro", cosa che lo fa ridere ma che si vede che gli piace. Lui a sua volta ai primi tempi mi chiamava "Petit Scarabé", come pare facesse un vecchio saggio insegnante verso il giovane allievo in un film giapponese di arti marziali. Philippe però è anche quello che si è risentito molto quando gli ho chiesto per favore di non lasciare ditate sul monitor del mio pc; è quello che ha reagito nello stesso modo quando gli ho fatto notare che stava toccando il monitor del mio pc con una penna che aveva appena messo in bocca. Oh, magari sono io che esagero, eh. Philippe, infine, è quello a cui piace imitare il mio francese con accento italiano ridendo moltissimo ma senza farmi ridere, e ogni tanto - per fortuna sempre meno - ripete una frase che deve aver sentito in un vecchio film italiano di carabinieri: "Avanti la camionettaaaaa!!!" mettendo accenti e consonanti doppie dappertutto.
Mah.
Quando capita con Andrea presente, il mio capo italiano, ci guardiamo perplessi e capisco che forse lui ha subìto le stesse manifestazioni di ilarità al suo arrivo nel gruppo Metal di Tours. Anch'io come Philippe sono una permalosa, ma ho deciso di sorridere principescamente in quelle occasioni spiacevoli e dire qualcosa di simpatico, anche controvoglia.

Un collega delizioso e rispettoso, che mi ripaga di tutto quello che Philippe mi fa passare, è Eric, un technicien, cioè uno di quegli shift eng di supporto a cui ad Agrate non avevamo diritto noi del gruppo CVD. Lui è uno affidabile e preciso sul lavoro, non si altera mai, risponde sempre a tono alle mie domande pignole sull'elettrolisi; e soprattutto mi chiama "ma petite dame", che certo non è un appellativo coniato in mio onore ma a me fa un piacere enorme ricevere.

E adesso basta, tutti a nanna sotto le trapunte!
Ciao, buonanotte

Serena