È stata settimana proprio bella, e a questo giro ho sperimentato ulteriormente la formula "ci vediamo a colazione" per ritrovare le amiche; un momento libero per forza, stretto tra il risveglio e la giornata in ufficio, che però può richiedere disponibilità ad orari indecenti. Solo per chi se la sente!
Dopo un bagno di folla tra amiche e famiglia, focaccia nel caffelatte e uova di cioccolato, ora si torna alla quotidianità delle strette di mano, dei bonjour, della gentilezza un po' sincera e un po' no che caratterizza le relazioni interpersonali tra francesi. Anche stavolta in Italia molti amici mi hanno chiesto come mi trovo con le persone, col lavoro, con la nuova vita. Dopo 8 mesi l'euforia dei primi tempi ha lasciato posto ad uno stato d'animo più moderato, ma sono contenta.
Finite le ferie, in ufficio mi aspetta la solita montagna di cose da fare, anzi no un po' più grande dopo una settimana di assenza. La solita posta elettronica intasata.... in questi frangenti penso al mio ex vicino di banco Fra che aveva la Inbox sempre linda, e una determinazione ammirevole nel cancellare le mail. Invece io mi perdo un po', e non so ancora gestire tutto nelle 8 ore ma neppure in 10. Prima di partire ho fatto la "pagella", cioè un colloquio di valutazione col mio capo in cui si esamina la situazione: come mi trovo, come funziono al lavoro, come potrei migliorare. Già l'anno scorso durante il colloquio di selezione al mio capo era scappato un indizio sullo stile di lavoro a Tours: "Si inizia a lavorare intorno alle 8-8.30 al mattino e si finisce verso le 18-18.30", disse descrivendo quella che poi ho capito essere la sua giornata-tipo. Se togliamo da questo orario 45 minuti di pausa pranzo (ma a lui ne servono solo 20) si ottengono fino a 11 ore e 45 minuti di lavoro al giorno. Ho capito a mie spese che è proprio così: se voglio concludere alcune delle cose che mi vengono chieste devo fermarmi quando in ufficio c'è calma, a partire dalle sei di sera.
Io non sono pigra (non al lavoro) e certe volte trovo addirittura motivante sentirmi parte di un macchina produttiva in cui i singoli meccanismi che ne fanno parte hanno il comune obiettivo di funzionare insieme e produrre beni - oddio, che visione aziendalista...
Al colloquio col mio capo però mi trovavo al culmine di un raffreddore spossante, con un cerchio alla testa e il moccio a naso, e la mia motivazione era debole. Vedevo poco efficaci i miei tentativi di barcamenarmi tra i numerosi punti delle numerose liste di cose da fare con cui riempio la mia agenda. Così ho fatto presente la mia difficoltà organizzativa e la risposta è stata che a Tours, purtroppo, si lavora così. Glom. Con l'esperienza sarà più facile lavorare, d'accordo, ma avrò anche più cose da fare, perché oltre a quello che sto seguendo so già che devo prendermi la responsabilità di un altro paio di processi. OK, vediamola così: a Tours non ci si annoia!
Già dal primo mese qui ho iniziato a frequentare il cinema Studio (leggere Studiò), che è un cinema d'essai ma non solo, dove si vede gente molto intellettuale e radical-chic, dove tappezzeria e moquette sono rosse, dove si trovano volantini per iniziative ed eventi molto intellettuali e radical-chic. Insomma, per i milanesi: è l'Anteo di Tours.
Comprarmi la tessera del cinema con lo sconto che il Cral dell'ST di Tours offre ai dipendenti è stato uno dei miei primi passi di ambientamento qui. E non dovrei chiamarlo Cral ma CE, Comité d'Entreprise, che ha anche una funzione di sindacato... queste finezze non mi sono ancora chiare.
La sala del CE è un posto molto ricco di spunti, peccato che sia aperta solo per un paio d'ore due volte alla settimana. Per molti aspetti è proprio come il Cral, ma non completamente.
Ci si trovano sconti per tante cose del genere spettacoli, sport, vacanze. C'è una biblioteca, che non ho ancora visitato. Organizzano gite turistico/commerciali in periodo di saldi in giro per la Francia, da prenotare mesi prima. Organizzano tornei aziendali di sport vari. A Natale hanno preparato un cesto dono per i dipendenti - inciso: non per gli interinali - con robine locali buone da bere e mangiare, e hanno organizzato una raccolta di giocattoli usati da regalare alle solite famiglie povere di cui si ricorda l'esistenza sotto le feste.
Insomma a me sembra una bancarella colorata che più che aiutare a risparmiare ti trova ulteriori modi di spendere. Forse è meglio che non sia aperto tutti i giorni.