venerdì 22 aprile 2016

Aggeliki


Eccomi di nuovo nuovo in una sala d'aspetto. Stavolta Parigi Orly, mi sono messa in testa di imparare anche questo percorso passando da Montparnasse. È andata bene, nel senso che sono arrivata in tempo per prendere l'aereo, anzi potevo in effetti anche farmi un giro alla tour Eiffel dato che il volo per Linate è in ritardo. Per gli amici viaggiatori: tempo di percorso = un'oretta da Montparnasse all'aeroporto, costo = un biglietto urbano di Parigi + 9,30 euro per la navetta OrlyVal che impiegando 5 minuti scarsi per l'intero tragitto costituisce il mezzo di trasporto più caro al mondo per unità di tempo.
Torno a casa con un pretesto tenero: il battesimo di Alice, la figlia di mio cugino Marco. È il primo battesimo a cui sono invitata nella storia della mia famiglia; forse i battesimi sono passati di moda come feste di famiglia, forse si preferisce celebrarli entro un nucleo famigliare intimo. Fatto sta che sto vivendo questa occasione come un piacevole ritrovo di parenti, più semplice di un matrimonio, a cui però saremo belli e ben vestiti e rilassati e sorridenti.
Parto dopo aver appena incontrato al volo Aggeliki, Angelica, la ragazza greca del mio collega italiano arrivato a gennaio, che è venuta qui in vacanza a trovarlo. Quando tornerò a Tours lei starà per tornare ad Atene, anche se è qui da poco questa è l'ultima volta che ci vediamo. È capitato a fagiolo quindi il mio errore con l'orario del treno, che mi ha fatto uscire dall'ufficio un'ora prima del dovuto.
"Che rintronata sono" è stato il mio primo pensiero; e poi "Cosa posso fare per approfittare di questo tempo in più?" è stato il secondo.
Così ho chiamato Aggeliki, e ci siamo trovate a parlare su una panchina di pietra fuori della stazione di Tours. Abbiamo solo una mezz'ora per chiacchierare e salutarci, così ci bastano due o tre frasi di convenevoli e poi si passa subito al sodo e si entra nel personale, dove si parla di progetti, amori, scorni, emozioni. Aggeliki mi stupisce quando dice che mi vedeva molto più spensierata a gennaio, quando ci siamo conosciute. Cosa mi sta preoccupando? Cosa c'è che non va?
Non le so rispondere e comincio ad esplorare motivi possibili, come il raffreddamento dei miei rapporti con la padrona di casa, che era pure venuta alla mia festa di compleanno; o l'ulteriore autospellamento di Teresa - la mia gatta nevrotica autolesionista; o il lavoro, che è faticoso e davvero poco divertente, i miei colleghi sono ancora distanti. O forse sarà che dopo 8-9 mesi mi sto abituando a stare qui e le paillettes dell'entusiasmo iniziale si sono opacizzate a causa delle piccole e grandi, benché normali, pesantezze quotidiane. Lo sapevo che non stavo trasferendomi alle Maldive, e neppure che la Francia fosse il paese giusto per me. Ma vivere nella realtà è bello soprattutto perché è vero, anche se più difficile che vivere a Serenopoli; e se si resta nella realtà ci si abitua a qualsiasi cosa.
Forse allora è proprio questo il punto: non mi sento più in vacanza. È successo.

Me ne accorgo ora parlandone con questa ragazza allegra, affettuosa, indipendente, che ama viaggiare e che forse un giorno deciderà di trasferirsi a Tours per stare vicino al suo fidanzato. Ai suoi occhi questa è un città ancora nuova, che potrebbe diventare lo scenario del suo progetto di coppia se verrà qui a vivere, di un progetto di lavoro, di un futuro ancora da scrivere. Aggeliki è sveglia e piena di buone idee. È biologa, ma si è pure già inventata un altro lavoro da fare qui: proporsi alle agenzie immobiliari per accompagnare i clienti stranieri in cerca di una casa, cosa che secondo me andrebbe alla grande dato che i francesi non se la cavano benissimo con le lingue. D'altra parte lei ne ha avuto esperienza diretta quando ha aiutato Antonio a cercare casa a Tours la prima volta che è stata qui! Grande idea, Aggeliki.

Nella realtà quindi ci si abitua a tutto, prima o poi.
Sarà la creatività che impedirà alla stanchezza della routine di averla vinta.
Mi inventerò qualcosa anch’io, ma ci penserò durante il viaggio di ritorno.