lunedì 21 novembre 2016

Scene da un matrimonio

Lo sposo è davanti alla Mairie, emozionato e splendido in smoking. C’è fermento tra gli invitati che aspettano nella stanza del sindaco. Noto il ritratto di Hollande in grande spolvero che campeggia su una parete, il tricolore francese che pende in un angolo. E il vociare, il brusio che accompagna sempre le attese: completamente assente. Il silenzio è rotto solo da Chiara, qui da 20 anni, che con uno stupendo accento toscano mi dice qualcosa come "Ma a questi poi verrà qualcuno a svegliarli?"
Per il resto lo scenario è quello solito, con la solita eterogeneità negli stili di abbigliamento tipica dei matrimoni - dal cappellino in stile elisabettiano alle scarpe da ginnastica - che mi fa tanta tenerezza quando immagino gli sforzi che si fanno per mettere insieme un outfit adeguato all'evento. Perché nonostante la varietà si vede che ognuno ha fatto del suo meglio per celebrare gli sposi con la sua presenza e una tenuta da festa: ci siamo proprio fatti belli.
Ormai sono passati più di 10 minuti dall'orario della cerimonia scritto sull'invito; molto strano mi dico, i francesi sono così precisi... piccola rivincita, he he he. Ed in effetti un brusio inizia a serpeggiare tra gli invitati (finalmente) e qualcun altro si avvicina alla vetrata del municipio da cui sto guardando lo sposo in attesa. Jérôme è tranquillo ma serio, si vede tutta la tensione che l'amica testimone con veletta e gonna a palloncino non riesce a dissipare. Entrambi guardano verso il punto da cui dovrebbe apparire una macchina bianca.
Finché... arriva lo sposo.

Il 29 ottobre sono stata al mio primo matrimonio francese: le nozze di Jérôme e Richard, due ballerini di tango colti e squisiti con cui ho passato più di un serata nelle milonghe della Région Centre.
Dal 2013 la legge in Francia consente il matrimonio egualitario: il "mariage pour tous", adozioni comprese. I miei amici stanno insieme da molti anni, ma solo l'anno scorso hanno deciso di sposarsi. La loro per molti era una relazione alla luce del sole: sono entrambi più che adulti, eppure pare che con le famiglie non sia tutto filato liscio. E resta sempre il pensiero che quello che per molti è la normalità di un rito antico e tanto ovvio da essere talvolta perfino snobbato, per altri rappresenta la conquista di un diritto, un riconoscimento troppo recente per esserci già abituati. Durante il loro matrimonio hanno raccolto donazioni destinate a finanziare una casa di accoglienza per minorenni omosessuali scappati di casa.
Jérôme e Richard hanno voluto preparare il loro matrimonio con calma, per celebrarlo con tutti i dovuti cerimoniali e anche di più. Macchina d'epoca, addobbi, fiori, bouquet, ricevimento, musica, danze; forse le bomboniere no, ora non ricordo, ma ci sono stati moltissimi dettagli originali, totalmente nuovi per me.
A cominciare dal logo: due smoking stilizzati con papillon che hanno fatto stampare sugli inviti, sui menù... e sui francobolli. Quasi un brand.
E poi, la richiesta di ricevere il regalo in denaro ma in forma anonima, grazie alla testimone con la veletta che si è fatta tramite per la raccolta. Molto bello, vero? mai più l'imbarazzo del "quanto bisogna dare".
Invece di organizzare un intrattenimento per la serata, gli sposi hanno preferito la sorpresa e chiesto agli amici di preparare momenti di animazione e spettacolo; così chi se l'è sentita ha offerto una piccola esibizione agli sposi e agli altri invitati, devo dire con grande modestia e simpatia. Non riesco ad immaginare facilmente la stessa cosa in Italia; secondo me ci prendiamo troppo sul serio e ci sembra di non essere all'altezza perché abbiamo delle alte pretese davanti ad un'esibizione in pubblico.
E così, sullo scenario di carta da parati verdina della sala polivalente comunale abbellita dalle decorazioni e dal mega logo in cartoncino bianco e nero, davanti ai grandi tavoli rotondi del catering e alle poltroncine habillées, gli amici hanno dedicato agli sposi canzoni, poesie, una sonata di violino... spettacolini semplici ed emozionanti, che dopo il taglio della torta e l'immancabile tango degli sposi - Jérôme sa anche ballare da donna - hanno lasciato spazio alle danze. Sui tacchi è sempre un po' dura, e tacchi ce n'erano tanti, ma siamo andati a nanna verso le 5 lo stesso.

Ma mica finisce così un matrimonio francese: il giorno dopo c'è un pranzo, con cui gli sposi possono salutare gli invitati prima che ripartano. Per questo Jérôme e Richard hanno organizzato un brunch con gli avanzi, e io che sono una presenzialista non potevo mancare: come dire di no a questa usanza tipica francese!
E sono stata contenta il giorno dopo di trovare altri visi disfatti come il mio dalla levataccia delle 11 di mattina, illuminati dai sorrisi per la serata condivisa fino a poche ore prima. Che bello vedere quasi tutti tornare a ritrovarsi in una specie di pic nic al coperto, senza più formalità ed etichette che comunque erano già svanite passando tante ore insieme. Senza smoking, acconciature, trucco e tacchi, senza più darsi del voi ma non per questo meno gentili, con i raggi del sole che entrando dalle finestre della sala polivalente ci illuminavano a nostro agio in scarpe da ginnastica, ci siamo serviti da un buffet di pains au chocolat, antipasti, torta nuziale e Vouvray, lo spumante della Touraine.
Come in un film di Pupi Avati, in un'aria di famiglia.