giovedì 22 ottobre 2015

Storie di tutti i giorni


Giovedì sera, 22 ottobre

Ciao amici  italiani!

Tutto bene qui, mi sa che mi sto veramente ambientando perché al lavoro sono arrivati i primi momenti di nervosismo: sta finendo l'effetto vacanza e finalmente ridivento la solita, hihihi....
Com'è giusto che sia, si crea una routine quotidiana, un ritmo settimale. La quotidianità è molto  importante e molto potente: costruisce rapporti o li logora; "gutta cavat lapidem", una routine positiva genera un grande benessere: o può esasperare se non lo è.

Al mattino mi piace ascoltare la rassegna stampa internazionale su Radio3 come facevo a Milano, cosa che qui posso fare grazie al wifi sul tablet. Mentre faccio colazione con pane, burro demi salé (poco salato) e marmellata - solo così è possibile rinunciare ai biscotti del Mulino Bianco - inizio a passare su Radio Deejay alternando con Prima Pagina sempre su Radio3; ma non pensate che mi tenga informata perché al mattino dormo in piedi, e poi il wifi ogni tanto salta.
Comunque ad un certo punto devo uscire, e purtroppo la parte più divertente del programma del Trio Medusa inizia quando io devo essere già sul cammino verso il lavoro, cioè senza wifi. Sul cellulare le app per ascoltare le radio non funzionano più e non so perché, anzi se qualcuno mi dice come posso risolvere il problema mi fa un grande favore. Intanto l'ennesimo grazie ai colleghi di Agrate per avermi regalato il tablet, senza il quale zero radio italiana!
Allora, mentre sono sul tram, col telefono scarico i podcast del giorno prima del Trio Medusa, e me li ascolto finché arrivo in ufficio; anche a Tours, seduta tra i liceali francesi, mi capita di ridere forte come succedeva in navetta da Cascina Gobba, soprattutto col Best di Prevignano. Provare per credere! Oggi mi ha fatto sbellicare la selezione di recensioni di TripAdvisor.

Se vado al lavoro in bici sono concentrata sulla strada e sulla salita, niente radio. Alcuni di voi saranno fieri di me sapendo che faccio in bici la Tranchée, trincea, un viale in salita che taglia in due la prima parte di Tours Nord, dura tre fermate di tram e ha una bella pendenza, tanto che i colleghi francesi mi avevano consigliato di prendere una bici elettrica. Ma niente di impossibile perché finora sono arrivata sempre in cima in sella, anche se piano piano e in stato di pre-ipnosi. La bici elettrica quando abiterò a S. Francisco.

Arrivo al lavoro e dico ciao a chi c'è già, anzi salut o bonjour, cercando di fare un bel sorriso. Non prendo altre iniziative.
Tutti quelli che arrivano dopo di me invece salutano tutti uno per uno e stringono la mano a ciascuno dei presenti, facendo il giro delle scrivanie, interrompendoti se stai lavorando o parlando con qualcuno. Spero con tutto il cuore di abituarmi presto a questa usanza, perché per me è difficilissimo conviverci, tutti i giorni, proprio mi sento radicalmente contrariata dall'imposizione di questo contatto che non desidero e che non fa parte della mia natura o meglio cultura di origine. Essendo donna, inoltre, qualche collega per simpatia e buona educazione mi regala addirittura due bacini sulle guance. Ok, so che così sto dichiarando di essere una disadattata, e peggio, disadattabile. Ma tutti i giorni... io non ce la faccio. Questo aspetto contribuisce ad alzare il mio livello di nervosismo al lavoro, credo. Non è mica solo un problema di fastidio, ma di incontro tra culture: lavoro con molte persone simpatiche ma che non desidero baciare tutti i giorni, che non vorrei  nemmeno allontanare o mortificare. A qualcuno l'ho spiegato ma forse sono sembrata solo un'originalona e hanno ricominciato a fare come prima. Gli unici che hanno capito sono Andrea (certo, è italiano), Marc il capo di Andrea e quindi il mio n+2, e Mathieu il mio vicino di banco di destra.
Vedo un barlume di via d'uscita: qualcuno si diverte ad introdurre varianti nel saluto, ad esempio Marc, il mio collega degli stuzzicadenti, a quasi 60 anni dà a tutti un colpetto con il pugno chiuso contro il pugno chiuso altrui dicendo "puf" o "puet". Ve lo giuro.
Detto questo: può dare fastidio a qualcuno se io chiedo di non fare niente?

Verso le 12 spesso si va a pranzo insieme tra colleghi Metal, come facevo con i CVD. A tavola il linguaggio cambia e io smetto di capire, arrivano verbi e sostantivi mai sentiti prima. Argot, cioè gergo, e in più giochi di parole e metafore. Complicato, faticoso, io posso scegliere se far finta di capire o palesemente non capire, o come oggi interrompere discretamente i loro giochi per cercare di capire. E con un po' di sforzo ho capito. La domanda era: "Qual è il plurale di ...?", e la risposta " de ...", sapendo che "des" (si pronuncia "de") vuol dire "degli" e può precedere il plurale, ma qui si gioca scegliendo un parola che inizi per "de" e che crei un'associazione di idee comica.
Esempio: Qual è il plurale di treno? Des.... rails, che significa "delle rotaie" ma ha la stessa pronuncia di "deraglia" (déraille). Il genere è quello di una barzelletta raccontata da mio padre: Quali pesci sono gemelli? I... dentici!
Quella del treno faceva molto ridere i miei colleghi, è pure di un comico. Ottimo, il livello è quello delle battute da Cucciolone del Trio Medusa!!!

Una terribile abitudine che mi porto dall' Italia è di dormire poco: cercherò di sradicarla, lo prometto e lo riprometto, ma stasera è già troppo tardi per andare a letto presto... queste sono le ore più belle e rilassanti della giornata, con una gatta accoccolata sulle gambe, la tisana calda nella brocca. E i miei amici dietro questo tablet ♡

Buona notte

Serena

P.S.
Ho scoperto che Marc conserva i suoi numerosi stecchini nel taschino della camicia. Oggi ne ha tirato fuori uno per indicarmi dove cliccare sullo schermo del mio pc.

martedì 6 ottobre 2015

Speciale Lavoro






Lunedi' 5 ottobre, ore 20     


Ciao a tutti!

Oggi esco dal lavoro tardi, sono rimasta in reparto intrappolata da un problema con Workstream - i miei colleghi di Agrate ne sanno qualcosa - che qui è veramente rigidissimo. E dato che da una settimana internet a casa non funziona, che non ho ancora avuto modo di accedere al mio home banking francese e mi serve assolutamente provarlo, che dovevo fare l’ordine di prova alla specie di GAS a cui ho aderito, che ho da settimane il pensiero di scrivere una mail agli amici, ho pensato di usare il pc del lavoro: ed eccomi qui.

E' passato un mese dall'ultimo aggiornamento: mi è capitato di scrivere personalmente a qualcuno di voi e le mie riflessioni sono andate avanti. Mi sento bene, ci sono alcune difficoltà ma è normale, ci sono alcune cose belle e sono normali. In queste settimane ho iniziato un blog, mettendoci le mail che vi ho già spedito, pensando così di evitarvi lo spam nella posta e di farne anche un diario – una sorta di… "diario del cambiamento"? - per conservare la memoria di questi momenti di passaggio e scoperta. Voglio rileggere queste riflessioni tra un anno e vedere cosa sono diventate e cosa sono diventata io.




Alcuni di voi sono curiosi di sapere del mio nuovo lavoro e dei colleghi che ho trovato qui. Francesco in primis il mio ex compagno di banco :)
Partiamo dall’ufficio: anche qui si usa molto l'open space, che essendo in Francia è corredato di moquette. Ma qui ci sono anche grandi finestre che danno sulla mini zona verde che isola ST dalle strade circostanti, quindi si vede fuori ed è fantastico sapere che tempo fa. Certo spesso piove, ma poi smette, e poi ricomincia e smette di nuovo, non ci si annoia davvero. Per andare in reparto si passa da fuori, come per AG8, con un percorso che dove è coperto è la zona fumatori: per cui oggi, dopo essermi presa la boccata di fumo di un collega sincronizzata col mio passaggio, ho preso l'acqua. Non era niente, comunque, dopo aver sperimentato i monsoni in Thailandia forse sono pure pronta per vivere a Londra.


Divido il mio pezzo di open space con gli altri cinque eng della Metal, o meglio quattro perché uno è in prestito a tempo indeterminato ad un progetto situato nel misterioso "Bâtiment Z": un edificio lontano dal mio, che scusatemi ma io penso sempre a Guerre Stellari quando lo nomino. Questo collega è Christophe, seduto (quando c'è) di fronte a me.
Il suo nome mi ruba quello di Mathieu, alla mia destra, perché Mathieu per me ha una faccia da Christophe: dopo averlo salutato più e più volte con un « Bonjour Christophe » ora gli dico « Salut » e finisce lì. Lui è molto comprensivo e dato che ha 35 anni ed è il più giovane del gruppo forse ormai è abituato ad avere a che fare con gente che perde colpi, he he he…

Il più anziano di noi è infatti Marc, alla mia sinistra, un ex ingegnere di Applied Materials. Quasi sessant'anni, barba bianca e pancione da Babbo Natale, in bocca spesso parolacce e l'eterno stuzzicadenti che ai francesi piace tenere su un lato per ore e muovere con la lingua ogni tanto. Oggi alle 11 di mattina alla riunione di gruppo ne aveva uno in bocca e quattro in mano, sapendo che il suo ultimo pranzo in azienda era di venerdì scorso... da quanto tempo aveva quegli stuzzicadenti, e soprattutto: dove li conserva??
Ho deciso di non rispondere a questa domanda perché, anche se mi sento più tollerante verso questa abitudine che in Italia trovavo disgustosa, qui è così normale che sarei ulteriormente disadattata. Meglio non pensarci.
Gli altri colleghi sono Philippe, quelli da cui imparo il mio mestiere e che merita un capitolo speciale dedicato a lui, e David, un tipo tranquillo che si occupa di Maestria e che va sempre a pranzo ad orari regolari con Marc, ma a cui non ho mai visto uno stuzzicadenti in bocca. Stuzzicadenti a parte, sono tutti molto gentili e pazienti con me, e forse gli fa anche piacere avere una ragazza nel gruppo. Hanno anche accettato di non stringermi più la mano tutte le mattine, li adoro.

A proposito di abitudini locali, sono certa che le Alpi fanno la differenza anche quando si parla di lavarsi i denti dopo pranzo. Da quando sono qui non ho mai incontrato nessuna collega in bagno con la classica bustina, mentre noi ad Agrate ci spazzolavamo i denti in contemporanea come al campeggio. So che ad Andrea, il mio capo italiano, è capitata la stessa cosa, anzi i colleghi me l’hanno raccontato ridendo che lui è l’unica altra persona che si lava i denti in ST. Se fa ridere…
Forse però le cose cambieranno: oggi una collega mi ha detto, vedendomi lavarmi i denti, che « Ça fait du bien, bisognerà che mi porti anch’io lo spazzolino al lavoro ». Et voilà che la cross contamination è iniziata.

E infine, il mio lavoro: che consiste nell’occuparmi principalmente di due attrezzature, ma non solo di queste in realtà perché mi hanno già detto che seguirò anche altre cose. Si tratta di due macchine che fanno l’elettrolisi del rame, della stessa marca ma due modelli un po’ diversi. Una è appena arrivata e avrei dovuto occuparmi del suo start up, poi ci sono stati un po’ di problemi imprevisti e in tanti si sono occupati di lei. Ma soprattutto io pensavo: com’è possibile che possa farlo, che non so ancora fare niente? E infatti. Oggi inizio la mia nona settimana di lavoro, in fondo.
Be', ora me la cavo meglio con loro ma resta difficile per me chiamarle per nome. Infatti i loro nomi da fabbrica sono distiguibili in forma scritta: CHIM506 e CHIM671, ma lo sono molto meno nella pronuncia del loro nome in francese, che suona così nei due casi: "scim sensansis" e "scim sisansuasanteonse". All’inizio ero davvero in difficoltà; adesso riesco a dire i loro nomi abbastanza velocemente se ne visualizzo il numero, ma spesso per farmi capire dico ancora « quella di sinistra », o « quella vecchia » per indicare la 506. In tutto ciò Andrea devo dire che se la cava benissimo, nonostante la pronuncia modenese renda quelle esse ancora più mescolate. Quindi certamente ce la faro’ anch’io prima o poi.

E non sarebbe finita qui, ma per stasera si’. Un abbraccio a ciascuno di voi!


Serena


P.S.
La specie di GAS a cui ho aderito si chiama La ruche qui dit oui, cioè l’arnia che dice di sì, una rete di produttori e consumatori che prevede una piccola percentuale per chi gestisce il tutto, giusto secondo me. Questa rete che ha moltissimi nodi in Francia e in Belgio, ma anche alcuni in Spagna e… in Italia. Se volete curiosare:
https://laruchequiditoui.fr/
Mercoledì – come a Milano! – andrò a ritirare il mio primo ordine e poi vi dico.