martedì 9 febbraio 2016

Pensieri leggeri, pensieri pesi

Questa settimana sono a Milano per un viaggio di lavoro, per fare un corso ad Agrate. A ormai sei mesi dalla mia partenza.
Come quando sono tornata a dicembre a trovare amici e colleghi, è bellissimo ritrovare queste persone care. Lavorare all'ST di Agrate mi piace molto, quando si tratta di starci quattro giorni. Forse la mia giusta dimensione è quella di un lavoro in cui si viaggia, si sta in città diverse e con colleghi diversi. Una vita più leggera, con radici superficiali, facile da mettere in valigia e portarsi dietro, che ti fa sentire a casa ovunque e ovunque sei capace di ricreare un pezzetto di casa.
A parte il cibo, qui è tutto più grigio, ma mi sento capita, e quando racconto delle stravaganze francesi a persone della mia cultura e nella mia lingua - di stecchini, bidet assenti e strette di mano quotidiane per intenderci - lascio tutti a bocca aperta e non sono più la disadattata che mi sento in Francia.
Durante il mio Erasmus, sedici anni fa, innervosita dal rituale dei doppi bacini per me senza senso con cui dovevo salutare tutti i miei compagni di corso tutti i giorni, feci questo pensiero: io non potrei vivere in Francia. E non me lo ero dimenticato questo pensiero quando dieci mesi fa facevo le manovre per trovare un posto in ST in Francia, però non ci ho dato troppo peso. Ora però mi pesa; vedremo tra altri sei mesi cosa penserò.
Pesantezze e leggerezze che mi accompagnano in questi giorni italiani. E intanto adesso, mentre preparo il mio letto nel divano pieghevole della mia casa di Milano, col trolley di fianco, mentre Matteo dorme nella mia stanza, mentre guardo i colori che ancora amo con cui ho rinnovato la mia casa... penso che qui sto bene. In questa casa e in questa città sono stata anche male, ma adesso che siamo state lontane per un po' stiamo forse facendo pace? E poi, La Domanda:
Che cosa succederebbe se tornassi in Italia?
Stasera è davvero la prima volta che arriva questo pensiero qua. A Tours mi è capitato di essere sfiorata dall'atroce dubbio "Che cavolo ho fatto....", abilmente messo da parte senza ulteriori riflessioni. Era un pensiero di insicurezza, buono solo per fare un passo indietro, se mai un pensiero simile fosse abbastanza per riuscire ad uscire dalla paralisi della paura di sbagliare. Stavolta invece è un pensiero affettuoso, che guarda avanti alle possibilità che ci sono. Che sa di "Perché no?", la stessa formula magica che mi ha portato in Francia.
Sono contenta perché ora non c'è angoscia né incertezza, il futuro è un regalo da scartare e non una mina col timer inserito. L'esperienza di questi primi sei mesi e il lavoro mentale ed emotivo che l'ha resa possibile sono stati una palestra utile per affrontare i prossimi passi che ci saranno.
E se ora non vado a letto subito subito, tutti 'sti bei pensieri non serviranno a tenermi sveglia domani davanti alla voltammetria ciclica e compagnia cantante.
Bonne nuit!

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