lunedì 9 maggio 2016

Italia-Francia 1-1

Certo come vi dicevo un paio di messaggi fa, ci si abitua a tutto, ed è normale. Non solo, ma quando il contesto non può cambiare è addirittura auspicabile. Adattabilità, flessibilità, resilienza: sono qualità sempre più attuali per le persone (soprattutto per chi cerca lavoro!), i sistemi economici, le città.
A proposito di città resilienti, guardate cosa sta facendo Rotterdam per affrontare l'aumento del rischio di inondazione legato all'innalzamento del livello del mare:

http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=5602&fromRivDet=185

Ho letto questo articolo qualche settimana fa sul numero di Altreconomia che mi è arrivato a casa; sì, perché mi sono abbonata pure da qui!
È fatta bene la rivista, ci sono affezionata ma credo che la decisione di abbonarmi derivi soprattutto dalla mia scarsa capacità di perdere le mie abitudini italiane. E parlavo di resilienza... che per definizione è proprio la capacità di un sistema di adattarsi al cambiamento.

Da quando sono qui ho iniziato istintivamente a fare il gioco delle differenze. Cambiando ambiente ci si accorge subito quando qualcosa cambia, le differenze saltano all'occhio; se sono piacevoli ci si abitua presto, se lo sono meno ci si augura che prima o poi questo succeda. E io non mi sono ancora abituata ad un sacco di cose.
Il gioco delle differenze è anche uno dei soggetti di conversazione preferito dagli italiani all'estero, soprattutto da chi è arrivato da poco; anche gli spagnoli se la cavano devo dire, e direi che si lamentano dei francesi ancora di più degli italiani.
In 9 mesi - un gros bébé, come dicono qui - mi sono fatta pian piano un'idea generale della questione. È probabile che fra 9 mesi questa idea sarà diversa e darà origine ad un altro post, e un altro gros bébé verrà fuori suppongo, he he he...
Infine: per mantenere un profilo politically correct nei confronti di tutti, per non cadere nella lamentela e neppure nel delirio esterofilo vi anticipo che la partita finirà pari, come il titolo del post preannuncia.

Bidet
Questo è il primo punto che segna l'Italia sulla Francia, e il principale dei luoghi comuni sui francesi visti dagli italiani. Nonostante "bidet" sia una parola di origine francese, in Francia non se ne fa più uso. Gli italiani invece fanno fatica a farne a meno, le italiane in particolare. Dato che poi anche in Spagna il bidet è un oggetto di uso comune, resta un mistero capire cos'è successo di strano tra le Alpi e i Pirenei per farlo sparire dalle case della gente. Quando vi dicono che "è per guadagnare spazio" mentono senza pudore, perché ho visto con gli occhi di questa stessa faccia bagni vuoti così larghi da poterne ospitare tre di bidet. Ma non ce n'era neppure uno.
In 9 mesi ho visto solo due bidet, in case di italiane.

Igiene personale 
Restando in tema di luoghi comuni, le immagini che evoca la Francia negli italiani non sono di solito l'emblema di una grande igiene. Oltre all'assenza di bidet dalle case, si pensa subito alla baguette sotto il braccio - che non esiste praticamente più a dir la verità - e al diverso rapporto con l'acqua e il sapone dei francesi. Diverso, a priori non inferiore e non superiore.
Loro, non avendo il bidet, fanno una doccia tutti i giorni; ma loro, non avendo quasi mai un lavandino nei dintorni del wc, spesso non si lavano le mani dopo averlo usato.
Loro da piccoli non hanno ricevuto un'educazione completa come in Italia sulla prevenzione dentale, né adesivi anni '80 con castorini sorridenti muniti di dentoni bianchi e spazzolini. Infatti resto l'unica di ST Tours a lavarsi i denti dopo pranzo, mentre loro si stuzzicano i denti con destrezza e stecchini, senza coprirsi la bocca con una mano, e poi masticano chewing gum.
I francesi hanno un rapporto più disinvolto e dinamico tra sporco e pulito. È abbastanza normale vedere gente - ragazzi - seduti per terra; giovani - ma anche il capo del mio capo lo fa - che mettono le scarpe sui sedili in autobus e in ufficio; è molto frequente vedere colleghi con penne, banconote, chiavi, dita in bocca, per utilità quando le mani sono impegnate o come giochino nostalgico della fase orale infantile quando sono sovrapensiero. Un altro esempio di disinvoltura: oggi durante il pranzo Marc, il collega degli stecchini, ha appoggiato il cellulare sul pane.
Troppa igiene fa male e indebolisce le difese naturali; poca igiene si maschera con una spruzzata di buon profumo, e di scie profumate sono piene le rues di Francia.
Anche questo punto va all'Italia, ma di poco. Perché il profumo in fin dei conti è di solito molto buono.

Bagni pubblici
Gli italiani sono così igienici e quindi così schizzinosi che trattano i bagni pubblici come luoghi sporchi a priori. Per non contaminarsi toccano il meno possibile: le donne non si siedono sull'asse, non lo alzano, gli uomini neppure. Il risultato è che i bagni pubblici in Italia sono i più sporchi di tutti.
Assegno due punti alla Francia: uno per il rispetto mostrato dagli utenti, uno per la presenza di carta igienica e sapone che in Italia troppo spesso non trovo.
Secondo me, purtroppo da noi anche chi deve gestire il bagno cerca di averci a che fare il meno possibile.

Pane e brioches
Vincitrice indiscussa la Francia. Il burro nei dolci da forno rende magico il momento della prima colazione. Penso ai pains au chocolat e ai croissants, che qui si chiamano in generale viennoiseries, cioè "cose di Vienna". E poi pane ai semi, integrale, al mais, croccante con mollica morbida, mai asciutto. Buonissimo.
Secondo me il pane in Italia non è così buono. Noi abbiamo addirittura il pane sciapo; sarà sì per accompagnare il fantastico olio toscano, che con un pane più saporito non esprimerebbe tutto il suo profumo.
Ma per me questo non equivale al piacere essenziale e semplice di mordere una baguette tiepida mentre si cammina per strada con le borse della spesa al braccio. Baguette tenuta in mano senza fazzolettino, beninteso.

Case da fuori
Molti italiani mi dicono che l'aspetto delle città francesi è caratteristico, riconoscibile, e io sono d'accordo. C'è in generale più verde, che è anche più curato, e strade di solito più pulite, ma sono principalmente le case ad essere belle. La maggior parte delle volte le case hanno una forma di "casa" che noi ci stiamo scordando: tetti spioventi, finestre con le imposte, pochi piani. In Italia ogni tanto mi sembra di osservare la ricerca per la forma moderna nel tentativo di farla originale. Ma una casa deve accogliere e riparare, non stupire.
In Italia le brutture vecchie e nuove si moltiplicano. Cubi e parallelepipedi con linee minimaliste.
Immagino che invece in Francia ci sia una legge che impone di costruire case con criteri estetici omogenei rispetto alle altre, e rispetto soprattutto alla forma di casa tipica locale.
A Tours le case hanno i tetti di ardesia e i muri bianchi o beige. La pietra locale è un tufo pallido che i costruttori cercano di replicare anche facendo le case popolari di cemento. Questo regala alla città un'armonia che è proprio bella da vedere.
Un punto alla Francia.

Case da dentro
Eh. Che peccato. La trasandatezza che per molti aspetti si riscontra nei francesi, romanticamente négligés nei migliori nostri luoghi comuni, torna nel momento in cui i muratori devono iniziare ad occuparsi delle rifiniture interne delle case.
Qui si usa molto la carta da parati, che spesso viene dipinta e si chiama quindi "papier paint". Ho visto una tappezzeria ricoprire fili elettrici passanti lungo i muri, senza canaline, incollata pure storta. Un orrore.
Qui si usa molto la moquette, che per una settimana dopo averla distesa sarà pulita e poi mai più per i successivi vent'anni. Ma perché esiste ancora? Non è lavabile, punto. Poi quando si sporca inizia il gioco di disporre tappetini, piante e tavolini in punti strategici per coprire le macchie.
Per entrambi i tipi di rivestimento, la manutenzione è incredibilmente più complicata. Un esempio: in ST è successo che un condizionatore nel corridoio delle RH ("erre-hache" si dice, le Risorse Umane) si rompesse. Era domenica e c'è stato abbastanza tempo perché si riversasse sul pavimento acqua sufficiente per inzuppare, ad occhio, almeno 200 mq di moquette prima che qualcuno intervenisse. Il lunedì le colleghe (anche qui tutte donne all'Ufficio del Personale) hanno iniziato a lavorare circondate da quadratoni di moquette stesi ad asciugare, facendo lo slalom tra passerelle di cartone e pezzi di pavimento di cemento con strisce di colla messe a nudo. Murielle, la collega RH che mi ha aiutato per le mie faccende burocratiche internazionali, sostiene che non metteranno più la moquette perché troppo difficile da mantenere. L'avete capito alla fine, bene. Comunque 3 mesi dopo è ancora slalom.
Un punto all'Italia, non se ne parla.

Bricolage
Non a caso questa è una parola francese, e non a caso il Leroy Merlin è francese. Qui tutti si occupano da soli della manutenzione di casa e si mettono a posto la macchina.
Il mio collega Philippe, il Process Leader della metallizzazione PVD, si è costruito un cancello, il garage e una veranda. Ha piastrellato, fatto l'impianto elettrico, montato tetto e vetrate. Durante i lavori, ogni lunedì a pranzo ci teneva informati sullo stato di avanzamento della costruzione. Io capisco ancora poco del francese parlato a pranzo dai miei colleghi, ma era evidente che parlava di robe di carpenteria perché capivo ancora di meno.
Dato che tutti si fanno i lavori da soli, la conseguenza è che i prezzi degli artigiani sono altissimi e ce ne accorgiamo io e Andrea, il mio capo, che non sappiamo tenere in mano un martello.
Anche se mi capita di rimpiangere il Muratore Bergamasco quando mi trovo davanti ad evidenti "bricolate" - lavori fatti male, spesso dai privati ma talvolta anche da chi si proclama professionista - in questo campo i francesi ci battono di brutto.

Viabilità
Qui si dice che gli italiani guidino male, un luogo comune dei francesi verso di noi. Noi stessi siamo i primi a riderci su: ogni italiano quando si mette al volante diventa un po' più belva e si prepara ad una sorta di lotta per la sopravvivenza.
Per permettere un agevole svolgimento della battaglia senza quartiere che ha luogo nel traffico, i progettisti delle strade italiane hanno fatto un gran lavoro per permettere una gran fluidità delle traiettorie delle auto.
Qui in Francia invece è tutto più difficile. I progettisti sanno di avere a che fare con una popolazione di automobilisti disciplinata che adora le regole, così è un attimo divertirsi con un pizzico di sadismo e mettere apposta i bastoni.... fra le ruote. La cosa che trovo di un'esagerata malvagità è il posizionamento di zone di parcheggio alternate lungo le vie residenziali, in modo da creare uno slalom tra le macchine parcheggiate che costringe a rallentare. Non si rendono conto che le macchine rischiano di essere tamponate da chi sbaglia una curva, prende una pozza, calcola male le distanze.... ma è pericolosissimo! Certe volte davanti alla prima macchina parcheggiata sul lato mettono un bel paletto bianco, così rischi proprio di distruggerti.
Una carreggiata dritta, qui, è quasi offensiva.
Questo punto lo do all'Italia. Multa alla Francia.

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