sabato 30 dicembre 2017

Natale 2017

Sto tornando a casa dopo le vacanze di Natale in Italia, per la terza volta dal mio trasferimento a Tours. Sono diventata più brava ad organizzare il viaggio: cerco i voli per Milano e Genova da Parigi, Nantes e Poitiers, vado in aeroporto in treno, autobus o con i "covoiturage" di Blablacar.
Avendo una scelta più ampia spesso riesco a fare degli incastri notevoli di orari e a risparmiare, ma altre volte mi va un po' meno bene. Come questa: dopo aver prenotato ad un prezzaccio il volo Nantes-Milano di domenica alle 9.30 di mattina - vigilia di Natale, 44 euro invece che 150 da Parigi - non ho trovato nessun mezzo per arrivare all'aeroporto il 24 in tempo per il volo e così ho dovuto partire la sera prima da Tours e dormire a Nantes. Ho pure mangiato male quella sera: dato che i tre ristoranti veggie di Nantes che mi ero segnata erano chiusi, ho scelto un ristorante biologico vegan-friendly che a cena propone soltanto tapas, sotto forma di salsine varie da spalmare sul pane. 25 euro per una specie di merenda all'aglio, perdendo ogni voglia di bruschetta per i prossimi mesi.
Dopo queste peripezie sono arrivata a Milano: un giretto per gli ultimi regali, l'incontro casuale da Lush con Angelica, amica milanese in Portogallo da 6 anni, pizza da Spontini per dimenticare la cena precedente e poi via in treno con mia sorella verso il Trentino, verso casa di nostro fratello.

È il mio quarantaduesimo Natale passato in famiglia, sempre con i miei genitori e Chiara. Per Dario le cose sono cambiate da quando è sposato con una ragazza sarda, a Natale vanno a Porto Torres dalla famiglia di lei che non vedono spesso. Quest'anno tuttavia a causa dei loro turni in ospedale non sono potuti partire, così si è deciso che saremmo stati noi a raggiungerli a Mezzocorona: ebbene, finalmente un Natale con i nipotini!
Tommaso, Mattia e Marta hanno 8, 6 e 4 anni: a decenni di distanza dalla mia infanzia, ho rivissuto con loro i momenti di fibrillazione in attesa dell'arrivo di Babbo Natale, ritrovando l'emozione nei loro occhioni e nei sorrisi con i denti da latte.
Ma la sorpresa è toccata anche a me la sera del 24 quando, dopo cena, nel bel mezzo di un cartone animato, un suono debole di campanellini proveniente da dietro la porta d'ingresso mi ha dato un brivido. Presa alla sprovvista, ho avuto un attimo di smarrimento... Era un piano organizzato da mia cognata con l'aiuto di mio papà; io sapevo solo che sarebbe successo qualcosa per l'arrivo dei regali, dato che tutti gli anni Dario e Claudia organizzano qualcosa di semi-realistico per mantenere viva la leggenda nei loro bimbi. Essendo arrivata solo da un paio d'ore non conoscevo di preciso il programma di quest'anno, ed è stato meglio così perché per quei due secondi ci sono cascata!!! A quel punto non mi è costato molto mantenere l'espressione sbalordita spontanea del primo istante, che se avessi voluto farla apposta non avrebbe potuto essere più autentica.
I miei nipotini quest'anno tenevano più del solito a vedere Babbo Natale con i loro occhi, in seguito alle inquietanti rivelazioni della cuginetta della Sardegna che da tempo ha capito tutto (le femmine sono più sgamate). Infatti Zenia, 8 anni, che come i suoi cugini trentini ha potuto vedere più volte Babbo Natale nella sua vita grazie all'impegno degli uomini della sua famiglia - anche mio fratello in passato si è mascherato - l'ultima volta si è accorta della montatura ("perché Babbo Natale ha le scarpe e l'orologio del papà???") ed ora sta facendo vacillare le certezze dei miei nipoti. Soprattutto quelle di Tommaso, che sostiene fermamente l'esistenza di Babbo Natale, ma essendo un bambino con una gran voglia di capire si trova in difficoltà. Ho vissuto un momento difficile quando mi ha chiesto "zia, tu l'hai mai visto?", tra il non volergli mentire ma nemmeno rovinare la bellezza dei sogni che i suoi genitori gli stanno preservando - o fabbricando - ancora con tanta cura. Gli ho detto semplicemente di no e per fortuna gli è bastato. In realtà mi sa che sull'argomento non stia cercando veramente tutte le risposte: lo capisco, non è facile rinunciare alle favole.

Questa volta non è andata come i miei nipotini speravano. In effetti Tommaso è troppo grande per non riconoscere suo padre o il nonno dietro un costume rosso e una barba bianca; e poi ora i bimbi sono tutti in allerta, alla ricerca di prove per smentire Zenia. Così quando i campanellini hanno taciuto e abbiamo aperto la porta, Babbo Natale era già andato via lasciando tre sacchi pieni di regali sul pianerottolo.
Ci sarebbe voluto un Babbo Natale esterno: se servirà ancora ce lo affitteremo l'anno prossimo.

Sono stata con loro quattro giorni, passando tanto tempo insieme ai bambini e soprattutto giocando. Non li vedevo da maggio. Da due anni, ogni volta che ci vediamo spunta l'argomento "Francia": Tommaso e Mattia sono incuriositi dal fatto che la zia Serena viva in un altro Paese che non sanno dove sia ma che inizia piano piano a prendere forma nelle loro menti. Conoscono la tour Eiffel, che chiamano "torre di Parigi": me lo sono segnato mentalmente, così se un giorno vorranno venire a trovarmi avrò un'alternativa già pronta a Disneyland!
Loro che alle elementari stanno imparando tedesco, già da un po' mi chiedono di insegnargli delle parole di francese; ci vediamo così poco che da una volta all'altra non se le ricordano, ma qualcosa mi dice che forse stavolta sarà diverso. Un pomeriggio abbiamo giocato a Scarabeo, perfetto per Mattia che ha appena imparato a scrivere. Ad un certo punto Tommaso, che aveva già tentato inutilmente di far passare per validi nomi assurdi di personaggi dei suoi librini, ha composto "NOEL", ed io bella fiera: "bravo Tommaso, questa parola va bene!"
Père Noël però non gliel'ho insegnato.

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