giovedì 7 luglio 2016

Sincronizzazione dei contenuti

Mentre io sono qui, voi siete lì. Mentre io qui, scopro come si vive in Touraine, voi che non avete (ancora, magari) cambiato casa, città, Paese, state facendo altrettanto numerose scoperte. Tante potrebbero restarsene a livello inconscio perché riguardano piccoli dettagli, o aspetti della vita quotidiana che non attirano più di tanto l'attenzione perché sembrano ormai consolidati. Come anni fa ho sentito dire in uno dei miei corsi alternativi, il cervello è selettivo e pure pigro, o piuttosto economo: tende alla condizione di equilibrio che comporta il minimo sforzo. Magari non per tutti è lo stesso, ma questa descrizione del funzionamento cerebrale calza a pennello al mio.
Il cervello reagisce a situazioni e particolari nuovi che non corrispondono immediatamente alle categorie già registrate in memoria, e così ci si accorge facilmente di una nuova pubblicità sui cartelli in città. Questo è per esempio il genere di scoperte che si fanno quotidianamente anche senza cambiare casa, città, Paese.
Queste sono le scoperte che faccio ogni volta che torno in Italia. "Ah, ma guarda, ora qui hanno aperto un bar", "C'è una nuova ciclabile in via Agordat", "Mia mamma ha cambiato le tende della cucina". Queste piccole novità mi danno il senso del tempo passato fuori di casa. Mi succedeva sempre tornando a casa a Milano dopo le vacanze, ancora con lo zaino addosso trovavo in metrò le pubblicità cambiate. Il giorno dopo già non le notavo più, mi ero sincronizzata con i piccoli cambiamenti fatti dalla città in mia assenza.

Anche le parole cambiano mentre siamo via. Se vi capita di vedere un pezzo di telegiornale degli anni settanta, con le stesse parole oggi ancora di uso comune si costruiva un linguaggio leggermente diverso. E si sente. Mi piace immaginare la successione di piccoli cambiamenti che 40 anni dopo porta a questa sensazione di leggera estraneità.
Quindi ieri non c'era da stupirsi quando mi sono accorta che Chiara, amica fiorentina che vive a Tours da 20 anni occupandosi di letteratura rinascimentale, dotata di una grande proprietà di linguaggio, non conosce la parola "metrosessuale". Questo, d'accordo, è un caso limite. Forse questa parola è nota solo a Milano, o solo a chi si occupa di Costume & Società, di Generazione X e robe varie.
Seguire le notizie italiane ci tiene sul pezzo, e così anche gli italiani di Tours dicono "Ciaone". La lingua però è in continuo movimento e per stare veramente sul pezzo "bisogna esserci", nei luoghi. Luoghi fisici, geografici. In una casa, in una città, in un Paese. A 20 sono andata a vivere a Milano, e nonostante tornassi a casa tutti i fine settimana il binario della mia vita ha cominciato a divergere. La mia quotidianità non era più con i miei genitori, mio fratello e mia sorella, con gli anni il problema della sincronizzazione si è manifestato nel non essere più sempre al corrente delle notizie dei parenti, di Cogoleto; l'università di Dario, i clienti di mia sorella praticante avvocato, i personaggi del lavoro di mia mamma e i quiz di  matematica di mio padre. Qualche pezzo mi manca, ritrovarsi a cena in famiglia tutti i giorni ha l'effetto di favorire la sincronizzazione dei vissuti.
Anche per i social vale lo stesso discorso. Certe cose addirittura succedono solo lì, non sono certo le più importanti ma fanno parte dell'orizzonte. I social sono essenziali per la sincronizzazione sui fatti importanti, sui gossip importanti, sulle vicende personali di chi ha voglia di parlarne pubblicamente.
insomma. Per mettermi in pari in generale, mica solo prima di tornare in Italia, ogni tanto un giro su Facebook ci vuole.

Per tornare a metrosessuale: è una parola che in verità non uso mai, a cui attribuisco un significato di cui stavo già dubitando mentre cercavo di spiegarlo a Chiara; ora devo controllare su internet per confermarmelo. Io l'ho imparata negli ultimi anni a Milano sentendola usare da Paolo, che in realtà è l'unica fonte che ho. Lui magari se l'è pure inventata e io ci ho costruito su un film di filologia... figurati.
I metrosessuali, comunque, se è tutto vero quello che penso, sono quei ragazzi molto curati, con sopracciglia perfette ad ala di gabbiano, camicie o magliette aderenti ai muscoli da palestra, capelli e basette scolpiti. Sono presenti anche a Tours ma non so se esiste già una parola per indicarli. Con tutte le parole che inventano i francesi a ciclo continuo, dubito che non ce ne sia una: ce ne sarà piuttosto una per ogni banlieue.

Ho controllato. La definizione è giusta e su Wikipedia c’è pure l'etimologia, uau:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Metrosessualit%C3%A0
Allora Paolo non se l’era inventato!

Nessun commento:

Posta un commento